Capsulite adesiva della spalla, pieno recupero della mobilità combinando acido ialuronico e fisioterapia

29 settembre 2015

Un trattamento conservativo della capsulite adesiva della spalla, basato su una combinazione di terapia farmacologica e riabilitazione può risultare efficace contro il dolore e la rigidità nel 96% dei casi.

Lo evidenzia uno studio di autori italiani, pubblicato su Joint, che ha coinvolto 52 pazienti con capsulite adesiva idiopatica, di cui 40 donne e 12 uomini, di età compresa tra i 36 e i 52 anni.

Nel 65,4% dei casi la spalla interessata dalla patologia era la sinistra, mentre nei restanti 34,6% la destra e nel 67,3% il problema riguardava il lato non dominante.

Nel 38,5% dei pazienti la malattia aveva esordito dopo un lieve trauma, mentre nel 61,5% in assenza di qualunque evento traumatico.

Inoltre, il 30,8% del campione aveva una malattia endocrina o metabolica. Nei pazienti diabetici, spiegano gli autori nell’introduzione, la capsulite adesiva ha un’incidenza compresa tra il 10 e il 20%.

Il trattamento di prima scelta di questa patologia si fonda sulla terapia riabilitativa, finalizzata a ottenere il recupero funzionale dell’articolazione scapolo-omerale ed evitare l’intervento chirurgico. In questo studio, invece, gli autori hanno testato un trattamento conservativo basato sull’aggiunta di una terapia farmacologica al protocollo riabilitativo.

In particolare, i pazienti sono stati sottoposti a iniezioni locoregionali di 10 ml di anestetico locale (ropivacaina 2mg/ml) e iniezioni intrarticolari e subacromiali di 2 ml di acido ialuronico (Hyalgan) tre volte in una settimana. Sette pazienti che presentavano una limitazione del movimento particolarmente severa sono stati trattati anche con blocco anestetico del nervo soprascapolare e/o con triamcinolone acetonide a basso dosaggio.

In concomitanza con le iniezioni di analgesico, i pazienti hanno iniziato un programma di fisioterapia che consisteva in esercizi di stretching della capsula e dei ventri muscolari in tutte le direzioni ed esercizi in scarico per favorire il recupero del movimento passivo.

Con quest’approccio combinato, riferiscono gli autori, si è ottenuto un recupero pressoché completo del range di movimento (ROM) in 50 pazienti su 52. I valori medi del ROM pre-trattamento erano di 85° per l’elevazione in avanti, 75° per l’abduzione, 25° per l’extra-rotazione e 15° per l’intra-rotazione. Dopo il trattamento, i valori medi del ROM sono migliorati in modo marcato, aumentando rispettivamente fino a 175°, 175°, 87,5° e 75°.

Fin dalla prima sessione di trattamento, riferisce il team italiano, si sono osservati una riduzione del dolore e un lento e graduale recupero della mobilità articolare. Dopo una media di 5-7 settimane e una media di 15-20 sessioni di trattamento combinato si sono ottenuti una risoluzione quasi completa della sintomatologia e un recupero soddisfacente del ROM.

Inoltre, nessuno dei soggetti che ha risposto al trattamento ha mostrato una ricaduta all’ultima visita di controllo.

Solo due pazienti, che erano affetti da diabete insulino-dipendente, si sono dimostrati resistenti e hanno dovuto sottoporsi a rilascio capsulare per via artroscopica.

Nella discussione, Adriano Russo (dell’IFCA di Firenze) e i colleghi spiegano di aver scelto di utilizzare un acido ialuronico a basso peso molecolare associato a un anestetico locale per via del suo effetto favorevole sull’elasticità del tessuto connettivo.

Inoltre, gli autori sottolineano che il loro risultato – una risoluzione del quadro clinico nel 96,1% dei casi dopo una media di 5-7 settimane di trattamento – è superiore a quelli riportati in studi precedenti.

Alla luce dell’efficacia dimostrata dall’approccio combinato testato in questo studio, Russo e i colleghi concludono che il trattamento chirurgico della capsulite adesiva dovrebbe essere riservato solo a quei casi (pochi nel loro campione) resistenti al trattamento conservativo.

A Russo, et al. Conservative integrated treatment of adhesive capsulitis of the shoulder. Joints. 2014;2(1):15-19.