Artropatia emofilica: risultati incoraggianti con l’impiego di acido ialuronico

26 febbraio 2013

Una delle più comuni manifestazioni dell’emofilia è l’artropatia emofilica che è caratterizzata da infiammazione e danno alla cartilagine ed alla membrana sinoviale. Cosa si può fare per ridurre i sintomi ed i danni a livello articolare nei pazienti emofilici? Tra gli approcci più moderni, la viscosupplementazione sembra essere promettente, soprattutto negli stadi più precoci della patologia.

Un recente studio condotto in Italia su pazienti affetti da emofilia e artropatia sintomatica del ginocchio, ha valutato l’efficacia del trattamento con due diversi tipi di acido ialuronico. Nella prima fase dello studio (2003-2006) è stato utilizzato un acido ialuronico a basso peso molecolare, nella seconda (2007-2010) uno a medio peso molecolare. Dei 27 pazienti arruolati allo studio, 10 sono stati trattati con 5 infiltrazioni all’anno a distanza di due settimane l’una dall’altra (acido ialuronico a basso peso molecolare) e 17 con 3 infiltrazioni annue a distanza di una settimana l’una dall’altra (acido ialuronico a medio peso molecolare). La preferenza verso un acido ialuronico a più alto peso è stata dettata dal fatto che questo richiede un minor numero di infiltrazioni rispetto a quello più basso peso; infatti all’aumentare della lunghezza della catena dell’acido ialuronico (e quindi del peso molecolare), aumenta il tempo di permanenza nell’articolazione e, di conseguenza, è necessario un minor numero di infiltrazioni per ottenere un effetto paragonabile. I risultati hanno evidenziato un miglioramento per tutti i parametri presi in considerazione dallo studio, dalla riduzione del dolore, al miglioramento della qualità della vita ed hanno ritardato il ricorso a trattamenti più invasivi (artroscopia, osteotomia, protesi) rispetto a pazienti non trattati con acido ialuronico.

Sebbene lo studio sia stato condotto su un numero non elevato di pazienti, i dati sono incoraggianti e mostrano come il trattamento con acido ialuronico migliori la qualità di vita dei pazienti e rallenti il ricorso a trattamenti più invasivi come l’intervento di artroprotesi.

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