Cenni storici sulle origini della terapia infiltrativa

14 gennaio 2012

Le tecniche e i prodotti impiegati in terapia infiltrativa sono in costante sviluppo e in continuo aggiornamento e ciò potrebbe forse far pensare che questa tecnica di trattamento abbia origini recenti nella medicina occidentale. In realtà non è così, tanto che l’efficacia di questa metodica (o meglio di questo insieme di tecniche) è comprovato da un ampio numero di pubblicazioni scientifiche.
In particolare l’adozione delle iniezioni antidolorifiche in sede intra-articolare e peri-articolare è avvenuta più di 60 anni fa, contestualmente alla disponibilità di principi farmacologici adatti, ovvero ai cortisonici e agli anestetici locali. Più recente, invece, ma altrettanto ricco di evidenze scientifiche, è l’impiego intra-articolare dell’acido ialuronico, molecola che è stata ufficialmente introdotta in Italia verso la metà degli anni Ottanta.

I cortisonici
Risale al 1948 il primo impiego dei cortisonici per via sistemica per il trattamento dell’artrite reumatoide, sperimentato dal gruppo di Philip Hench alla Mayo Clinic, ma fu Jo Hollander nel 1951 il primo clinico a proporne l’uso locale mediante la tecnica infiltrativa, allo scopo di controllare il dolore e limitare il processo infiammatorio. In particolare, egli mise a punto l’impiego del composto F (idrocortisone acetato) all’interno di un’articolazione infiammata a causa dell’artrite reumatoide, oltre all’uso del prednisolone butil acetato per prolungare i benefici dell’effetto. La tecnica sviluppata inizialmente e i tipi di cortisonici utilizzati, pur con alcune piccole modifiche, sono rimasti sostanzialmente immodificati fino a oggi. Il primo, “classico” distretto anatomico a essere stato oggetto di studi è stato il ginocchio (lo stesso avverrà nel caso degli studi iniziali compiuti mediante iniezione locale di anestetici locali e, molto tempo dopo, acido ialuronico).

Gli anestetici locali
Nello stesso periodo in cui nasceva e s’imponeva l’uso intra-articolare (ma anche peri-articolare) dei cortisonici per il trattamento di varie patologie ortopediche, traumatologiche e reumatologiche, prendeva avvio l’altrettanto importante settore della terapia infiltrativa con anestetici locali per il trattamento del dolore causato da affezioni osteomuscolari. Nonostante si faccia uso di questi farmaci da oltre 50 anni, non esiste un’ampia letteratura sulla loro efficacia nella terapia infiltrativa di patologie a carico delle articolazioni e dei tessuti molli; ciò è davvero sorprendente considerando che questo tipo di iniezioni sono tra le più frequenti nella pratica ambulatoriale. In ogni modo, varie linee guida nazionali e internazionali ne raccomandano l’impiego, soprattutto in caso di dolore alla spalla e al ginocchio, mentre l’auspicio è che vari gruppi di ricerca lavorino per fornire quelle prove di efficacia che la contemporanea impostazione della pratica medica correttamente esige.

L’acido ialuronico
L’iniezione di farmaci in sede intra e peri-articolare per le malattie reumatiche rappresenta dunque una tecnica consolidata: in particolare lo è l’iniezione di miscele di cortisonici e anestetici locali miscelati insieme, che determina un sollievo immediato dal dolore, la riduzione del versamento articolare e un buon recupero funzionale. Più recente è invece l’impiego intra-articolare dell’acido ialuronico, molecola che svolge molteplici funzioni positive, tra le quali spiccano per importanza quelle di lubrificazione viscoelastica, di sostegno al trofismo cartilagineo e di ristabilimento dell’ambiente biochimico intra-articolare. Tutte caratteristiche che favoriscono la modificazione del decorso della degenerazione artrosica (l’indicazione principale), ma che sono benefiche in tutte le patologie in cui si instaura un’alterazione dell’omeostasi articolare accompagnata da sintomatologia dolorosa. Nel caso dell’iniezione intra-articolare di acido ialuronico, fin da subito si è sviluppata una ricerca clinica di grande impatto, che ha portato rapidamente allo sviluppo di una notevole quantità di prodotti che, a partire da quelli a bassomedio peso molecolare (0.5-3.6 MDalton), si sono evoluti verso quelli cross-linkati che hanno permesso di ottenere molecole di acido ialuronico con peso molecolare analogo a quello presente nel liquido sinoviale di un’articolazione sana (6 MDalton) e anche oltre.